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Maria grazia gentile - Fisioterapista - Studio Riabilitazione

TRATTAMENTO POSTURALE MÉZIÈRES

Scritto da: Maria Grazia Gentile Il: 12/01/2015
Trattamento posturale Mézières.

di Jacky Renauld, Mézieriste, Ostéopathe

Articolo pubblicato nella rivista del “Centre homéopathique de France”.

Concezioni e riflessioni personali: la semplicità nelle complessità.

Il corpo è una unità funzionale, vale a dire un insieme i cui elementi funzionano influenzandosi gli uni gli altri reciprocamente.

Trattamento posturale Mézières di Jacky Renauld, Mézieriste, Ostéopathe

Articolo pubblicato nella rivista del “Centre homéopathique de France”.

Concezioni e riflessioni personali: la semplicità nelle complessità.

Il corpo è una unità funzionale, vale a dire un insieme i cui elementi funzionano influenzandosi gli uni gli altri reciprocamente.Di conseguenza ogni alterazione locale muscolo-articolare si ripercuoterà sull’insieme funzionale. Inversamente, uno squilibrio generale del corpo si manifesterà tramite un funzionamento “falsato” delle differenti parti che lo compongono : ogni disfunzione può essere incompatibile con la “suscettibilità” dei tessuti della regione in questione.?Quando esiste un buon equilibrio in questo insieme funzionale unitario si ha l’armonia funzionale; i differenti gruppi muscolari che inducono il movimento e la postura sono di tono normale, nè troppo forti nè troppo deboli, e sono di una lunghezza appropriata, nè troppo lunghi nè troppo corti.

“essere in forma”

Tenendo conto della morfologia di ciascuno, l’equilibrio funzionale adeguato, armonioso e senza dolore, si manifesterà nella forma (struttura) del corpo.?In effetti, la forma del corpo non è che il riflesso della maniera in cui lo si utilizza : “una bella forma implica una buona funzione”, “la funzione modella la struttura”. Si assiste sovente a delle retrazioni o accorciamenti dei gruppi muscolari (molto spesso i muscoli posteriori del corpo) :?• che esasperano le curve vertebrali (inarcamenti troppo marcati), ne modificano l’equilibrio (scoliosi, cifosi) provocando i dismorfismi più vari, che “schiacciano” le articolazioni sottomesse ad un attrito troppo rilevante, inducendo dei fenomeni infiammatori (sciatica) o di usura (artrosi),?• che limitano o falsano il gioco di alcune articolazioni, obbligando altre a rimediare a queste insufficienze : vale a dire a compensare (a volte dolorosamente). Ecco due parole chiavi del lavoro Mézières : forma, compensazione.?Prima di continuare, vorremmo insistere su un luogo comune assolutamente falso che consiste nell’affermare che bisogna rafforzare la muscolatora della schiena.?In effetti, un minimo di osservazione permette di rendersi conto che questi famosi muscoli posteriori del corpo sono in generale troppo corti e troppo forti, apparendo il più sovente responsabili dei problemi vertebrali attribuiti alla malcapitata forza di gravità, che è accusata di molti mali.?Se l’apparato osteo-muscolare è in perfetto equilibrio, non bisogna fare nessuno sforzo contro la forza di gravità. Questa lotta perpetua della schiena contro la “gravità” è un grossolano errore. Così infliggere un lavoro muscolare ai muscoli dorsali come si fa sovente è la peggiore delle eresie e non può che rafforzare la patologia che essi già portano con sè. Cio che più conta è la qualità e non la quantità del movimento. Su un piano più generale, rinforzare la quantità del movimento (rafforzare la muscolatura) significa aumentarne la cattiva qualità.?Miglioriamo prima di tutto la qualità del movimento, poi, e soltanto dopo, la quantità se ve ne è bisogno.

Compensazioni.

Una gran parte delle patologie risiede nelle compensazioni che possono obbligare certi gruppi muscolo-articolari a “forzare” o a funzionare in assi anormali o subnormali o in entrambi.?L’arte del medico, che procederà tramite posture, stiramenti, movimenti “articolanti”, prese di conscienza delle tensioni, consisterà a liberare il suo paziente dalle sue cattive compensazioni che gli sono divenute abituali : e “l’abitudine è una seconda natura !”. Se si possono modificare le compensazioni, o meglio distribuirle, il funzionamento generale del corpo migliorerà, le forze saranno meglio ripartite, alcune regioni sovraccaricate di lavoro troveranno un sollievo e non “si lamenteranno” più (il dolore ha sempre un significato).

Forma, bellezza, belle linee, equilibrio.

Se per una serie di posture, stiramenti, modellature, la forma (struttura) del corpo (criterio di bellezza e di equilibrio) migliora, la sua funzione migliorerà. A volte certe patologie dell’apparato locomotore resistono ad ogni analisi biomeccanica se sono inserite in un sistema muscolare fatto di compensazioni, decompensazioni, sovracompensazioni, su 20, 30 o 40 anni di reumatismi, traumatismi, cattive attitudini professionali e tensioni psichiche.Una riarmonizzazione ben condotta della forma del corpo sarà la riposta a questi quadri patologici in cui molti ci perdono la testa.

Una identica causa provoca effetti differenti.

Una storta della caviglia mal curata, che lascia come conseguenza, per esempio, una limitazione nell’ampiezza della flessione, dovrà compensarsi ad ogni passo :?• in alcuni soggetti al ginocchio, che dovrà tendenrsi un pò di più e forzare i legamenti generando così un dolore,?• in altri all’anca, i cui tessuti non potranno più sopportare la compensazione (dolore all’inguine),?• in altri ancora, in fondo alla colonna vertebrale (articolazione sacro-iliaca) che si troverà “sfregata” “forzata” ad ogni passo posteriore, tirando i legamenti e provocando a volte lombalgie resistenti a qualunque trattamento locale,?• un gran numero di altre compensazioni potranno farsi in zone a volte le più inattese.?Una regione dorsale e toracica può trovarsi irrigidita, e così privata della sua mobilità fisiologica, a causa di una respirazione troppo corta (generata da uno stato di ansietà o d’inquietudine permanente), per delle posizioni nel lavoro d’ufficio eccessivamente fisse, per un vecchio trauma nella schiena, per un certo “comportamento” rigido, per una artrosi che inchioda un poco alla volta la regione dorsale.?Così ogni volta che occorrerà guardare indietro, fare una manovra di parcheggio tra due macchine, prendere un foglio dietro di sè in ufficio, ecc…, la quantità di movimenti necessari dovrà essere effettuata in gran parte dalla colonna cervicale, dalla regione lombare, dalle spalle, e molto poco dalla colonna dorsale poichè quasi bloccata.?Se l’organizzazione compensatrice si ripartisce male, le cervicali dell’uno si troveranno sovraccaricate di lavoro e molto rapidamente doloranti (cervicalgie, torticolli), le lombari dell’altro dovranno operare in un lavoro per il quale non hanno una vocazione primaria e potranno “bloccarsi” in occasione di un cosiddetto “falso movimento”, le spalle di un altro ancora dovranno “forzare” e, a seconda della loro suscettibilità, potranno generare dei fenomeni infiammatori cronici (peri-artrite, tendinite).

Il filo di Arianna.

L’analisi precedente non è sempre possibile. Un certo numero di casi presenta un tale imbroglio di compensazioni antalgiche, di decompensazioni successive a traumi o sovracompensazioni per tensioni psichiche che una analisi anche fine è molto difficile. Si ha davanti un quadro di dolore, distribuiti in differenti zone di tutto l’apparato lomotore, che a priori non hanno alcun rapporto tra loro ma che sono tuttavia legati da un filo di Arianna.?Come l’omeopata, che non si proccupa particolarmente dei sintomi ma che cerca attraverso il “profilo” del suo paziente il o i rimedi di fondo, noi cercheremo di normalizzare, di riequilibrare, di riamonizzare l’intera struttura, senza soffermarci troppo sui dolori locali fissi o “girovaganti”, che non sono in realtà che degli epifenomeni.?Ciò di cui siamo sicuri è che un legame collega tutti questi conflitti dolorosi e che essi non sono che la manifestazione di un fenomeno più generale di una struttura in disequilibrio.?Ecco ora qualche caso che permetterà forse di chiarire questo discorso che non è di facile?comprensione.

signore X

anni 30 – ?Dolore all’anca sinistra da un anno con una diagnosi di peri-artrite dell’anca non risoltasi con un trattamento reumatologico classico. Dopo un minuzioso esame generale del paziente, ci si accorge che la caviglia sinistra presenta una limitazione di ampiezza (non dolorosa) nella rotazione esterna : conseguenza di una brutta storta contratta parecchi anni prima e apparentemente guarita. In qualche seduta la normalizzazione della caviglia libera i tessuti molli dell’anca, che non ne poteva più di compensare da sola la mancanza di mobilità della caviglia, portando una cessazione del dolore.

signorina Y

anni 60 – ?Da tre anni, soffre di un dolore preciso sul fondo della schiena a sinistra (sacro-iliaco sinistro) che si irradia sui glutei, resistente ad ogni trattamento medicamentoso o chiro-pratico di qualunque tipo. Dalla radiografia : grossi danni artrosici (schiacciamento, becchi di pappagallo). Un esame completo permette di evidenziare una considerovole retrazione della spalla sinistra conseguente ad un intervento al seno, che limita seriamente i movimente di innalzamento e di divaricazione del braccio. Sin dai primi trattamenti, il guadagno di ampiezza acquisito dalla spalla dà sollievo alla regione lombare basse sovraccarica di lavoro e porta ad una regressione netta ed indiscutibile del dolore.

signora z

musicista di professione 30 anni – Soffre di emicranie sempre più intense e ravvicinate, accompagnate da ultimo da vertigini. Tutti i trattamenti diretti puntualmente sulla colonna cervicale sono falliti.?Il nostro lavoro, basato su un approccio globale del corpo, si concentra sui membri inferiori?e sui piedi : ciò permette un migliore “impianto” al suolo, una migliore distensione della muscolatura sottostante, assicurando così una posizione più idonea della colonna cervicale e dei membri superiori per la tenuta del flauto traverso. Le emicranie si sono molto diradate, hanno perduto la loro intensità e sono più facilmente stroncate fin dai primi sintomi.

signora A

donna d’affari molto occupata 45 anni – cervicalgie da 10 anni con cefalee a casco, conseguenze di un incidente di auto (frattura femore sinistro con notevole accorciamento, ablazione della milza, perforazione della pleura), lombalgia da 5 anni con blocchi acuti sempre più frequenti,?• impossibilità a prolungare le posizioni di seduto e in piedi, muscolatura molto tesa a causa di una vità troppo intensa e di uno stress quasi permanente, rilevante inarcamento lombare. Dopo aver fatto togliere i plantari che non avevano affatto giovato (i plantari due volte su tre sono inutili e a volte nefasti), un lavoro di rilassamento generale e di distensione dei muscoli ritratti permette al corpo di ritrovare una buona postura di adattamento e così di meglio distribuire le forze necessarie al suo armonioso funzionamento.

signora B

51 anni Soffre di mal di testa dall’età di 30 anni (almeno una volta la settimana), soffre ai piedi dall’età di 28 anni, dopo radioterapia su delle verruche, non esce di casa se non per fare la spesa, porta dei plantari che non le danno sollievo e che fanno parte di lei stessa.?La relazione appare evidente solo perchè il dossier è presentato in questa maniera, ma questa paziente si faceva visitare alternativamente da specialisti della testa e da specialisti dei piedi che “vi si rompevano il capo” e le “rompevano…i piedi”. Dopo averla convinta ad abbandonare i suoi plantari che non le davano sollievo, e dopo un lavoro globale di tre mesi consistente tra l’altro nella distensione e nella riequilibrazione degli appoggi al suolo, senza insistere specificamente sulla colonna cervicale, i poveri piedi si ritrovarono liberati dalle loro tensioni trasmesse alle cervicali, comportando così una cessazione delle cefalee.

signore C

50 anni presidente-direttore?generale sovraccarico di lavoro (è arrivato a tale incarico con le sue sole forze) Soffre di lombalgie croniche diffuse a predominanza bassa (lombo-sacrale-sacro-iliaco) con una tendenza quasi permanente alla lombaggine acuta. Non può conservare la posizione di seduto : importante quando si è P-D G. Non può fare il suo footing : importante quando si è P-D G.?Dall’esame : rilevanti contrazioni nella regione alta del corpo (nuca, spalle e mani) appena dolorose, una schiena larga ipersolida, del cemento (indolore), delle anche rigide (indolori). Dalla radiografia : artrosi lombare avanzata (con schiacciamento discale). Sei mesi di lavoro sulle regioni precitate, senza intervenire sulle lombari iperalgiche e intoccabili hanno rimesso le cose a posto.

signora D

coxartrosi sinistra operata 58 anni Operazione riuscita : claudicazione rilevante, soffre ai piedi, respirazione bloccata, spalle fissate, nuca dolorosa, anca destra dolorosa,…?Sei mesi di trattamento portano un miglioramento generale (cammina meglio, zoppia nettamente diminuita). Brontola sempre perchè non mi occupo della sua anca sinistra.

Si constata così che molto spesso il dolore appare in zone di compensazione e che il vero male resta nascosto nell’ombra, senza manifestarsi. ”il male non è mai là dove si manifesta”, dixit Mézières. Risulta così evidente la ingenuità e la stupidità di una terapia che si rivolge unicamente ai sintomi nel quadro di una patologia cronica. Ed anche nei casi acuti, la vera causa delle vostre lombaggini o torcicolli si trova in parti diverse dalle lombari e cervicali. è nostro compito trovarle !

Non vogliamo lasciar credere che la terapia “Mézières” sia la panacea universale (essa ha i suoi limiti e le sue controindicazioni), ma solamente vogliamo sensibilizzare il pubblico ad un approccio di “buon senso”.?Se certe volte i trattamenti puntuali e locali sono necessari In una parola, tagliare le persone “a fettine” non è sempre augurabile. Occore sapere che non è sufficiente mettere uno spessore sotto un piede (come ad un comune armadio) per risolvere un problema statico. Occore sapere che non è sufficiente prescrivere un busto (che tuttavia in rari casi è necessario) per risolvere un problema lombare, o meglio ancora consigliare a un persona affetta da lombalgia di cambiare mestiere. Il nostro approccio non consiste nel trattare “cervicalgie” ma nel curare un paziente colpito da un dolore alla regione cervicale, dunque a cercare di prendere in considerazione tutti i parametri e di comprendere se non spiegare “come” un “tutto” si manifesta dolorosamente nella regione cervicale.

Conclusione.

La nostra pratica allargata del metodo Mézières propone, attraverso una serie di posture, stiramenti, modellature e movimenti articolanti adattati ad ogni paziente, accompagnati eventualmente da un lavoro “sensitivo” (presa di coscienza delle contratture muscolari, delle differenti posizioni nello spazio, dei differenti funzionamenti falsati in certe regioni, ecc…), una utilizzazione più razionale del proprio corpo, più equilibrata o meglio adattata.?Questo approccio, che richiede un senso acuto dell’osservazione e della palpazione per scoprire le cattive compensazioni, rappresenta un vero a proprio “lavoro su misura”, esige un grande ascolto, una assoluta disponibilità per ciò che proviene dal paziente, con il quale siamo davvero “allacciati”,… dei segnali che non sono sempre immediatamente oggettivabili.

Presso il nostro studio di Fisioterapia e Riabilitazione di Maria Grazia Gentile, Narni Scalo e Viterbo troverete aiuto. Contattateci anche per informazioni e sapremo aiutarvi!



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